Le emozioni di Mary Griggion sono “Sotto lo stesso cielo”

Mary Griggion è autrice e regista di spettacoli teatrali.
Con la sua grande sensibilità e creatività ha dedicato gran parte della sua arte teatrale all’infanzia con Il paese di Manipiccole, Il Pitone, La Formichina e il Giganteuomo.
Nel 2012 con La popolazione del terzo occhio, Ciesse Edizioni, sancisce la sua produzione letteraria con la pubblicazione di un romanzo per ragazzi che affronta i valori dell’amicizia e della tolleranza attraverso un’avventura fantastica.
Dietro un sorriso dolce e disarmante si nasconde però una grande determinazione e Mary Griggion ha voluto dedicarsi anche a temi di grande respiro e nel 2007 scrive e realizza, insieme a Renzo Cavatton, il suo primo lungometraggio “Balla per me”.
Nel 2008 le viene assegnato il 1° premio letterario “Sotto i cieli di Torino” da cui è tratto il soggetto del film “Sotto lo stesso cielo” da lei diretto nel 2011. Premiato e apprezzato nel mondo del cinema, il film sta girando le sale con grande successo di pubblico.

Mary, ho avuto il grande piacere di conoscerti proprio nel periodo in cui stavi affrontando la grande impresa di “Sotto lo stesso cielo”. Ricordo l’entusiasmo con il quale fugavi le difficoltà di un progetto che era per te la consacrazione dell’esperienza maturata con il primo lungometraggio. Dal teatro per l’infanzia al cinema drammatico: hai percorso strade parallele o sono entrambe facce della stessa medaglia?
Sono facce della stessa medaglia. L’educazione dei bambini richiede un certo tipo di approccio mentre gli adulti hanno bisogno di altri canali di comunicazione, ma lo scopo è sempre arrivare a comunicare. L’arte è un viaggio interiore che si libera nella bellezza della creatività con cui esprimo tutto questo.

La tua produzione, che sia teatrale, cinematografica o editoriale, è contraddistinta da una grande attenzione per i valori profondi della vita. Che rapporto hai con ognuna di queste forme d’arte?
Al di là del percorso artistico, sono affascinata dal bagaglio di esperienze che ognuno di noi possiede nella ricchezza del suo vissuto. Io sono sempre alla ricerca di percorsi autentici, ma occorre avere gli strumenti. Il mio rapporto con le diverse forme d’arte è qualcosa che ha a che fare con la pancia. Un misto di emozioni e sentimenti che si fondono con i valori della vita e si esprimono nelle varie forme artistiche.

Come fai a trasmettere agli attori che devono rappresentare i tuoi testi, il messaggio che vuoi comunicare attraverso di loro?
Quasi sempre il primissimo approccio avviene davanti a un buon piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino e a un buon bicchiere di barbera. A pancia piena si ragiona meglio. Solo dopo si discute il copione che gli interessati hanno naturalmente già letto. Senza mai perdere di vista il messaggio che intendo comunicare, ascolto tutti i punti di vista degli attori sui vari personaggi. È un lavoro d’insieme lungo, occorrono pazienza e umiltà. Quando tutti sono entrati in relazione il lavoro continua sul singolo personaggio con l’attore che lo interpreta… Cerco sempre di lasciare ampio spazio all’artista affinché possa esprimere la sua creatività e difendere il ruolo che andrà a interpretare.

“Sotto lo stesso cielo” è un film di grande impatto emotivo e calato profondamente nella nostra realtà. Una scelta coraggiosa e sicuramente meditata. Puoi raccontarci com’è nata?

Nel 2007 partecipai a un concorso letterario che proponeva il tema dell’immigrazione. Ricordo che scrivendo il racconto pensai: “ potrebbe essere un soggetto cinematografico”. Vinsi il primo premio. Fu un’emozione che mi caricò di energia pura. A quel tempo concludevo anche il mio primo film “Balla per me” ed ero pronta per il secondo. L’incontro con Salvatore Gatto e Piero Cognasso fu determinante. Dopo aver letto il racconto unimmo le nostre esperienze per tradurlo in cinema. È stata una scelta coraggiosa, non solo per l’argomento che tratta il film, ma soprattutto per la responsabilità di tradurre in immagini la vita delle persone che abbiamo incontrato e ascoltato per molte sere, rispettando la fedeltà dei racconti, la sensibilità della persona. Storie di vita dura, confidenze preziose. Quando tornavamo a casa da quegli incontri dominava il silenzio. Abbiamo impiegato 18 mesi per realizzare il lungometraggio, 18 mesi in cui le immagini del film partorivano rapporti di stima e amicizia profondi.

Il lavoro di squadra è sempre vincente
Senza nulla togliere alla tua professionalità, so che la realizzazione è stata per te un vero e proprio banco di prova che ti ha coinvolta in tutti i ruoli, non solo quello di regista. Quasi un’artigiana che ha curato in tutti i dettagli tutti gli aspetti della produzione. A un giovane che voglia avvicinarsi a questo affascinante mestiere cosa potresti suggerire?
È motivo di orgoglio raccontare il mio ruolo di artigiana. È vero! Mi sono occupata di tante cose. Non mi sembra vero di essere riuscita a fare tutto. È talmente complesso fare un film che mi è difficile elencare le innumerevoli cose di cui ho preso visione. Anche il più piccolo particolare ha bisogno della massima attenzione. Scrittura, riprese, interpretazioni, location, abbigliamento, accessori, luci, permessi, è veramente infinito l’elenco, ma non deve mancare la cura dell’equilibrio nei vari rapporti (eravamo più di cento) e l’aggiornamento costante di tutto a tutti.
Il montaggio, l’audio e il doppiaggio sono stati estremamente impegnativi. A un giovane che voglia avvicinarsi a questo affascinante mestiere posso suggerire il lavoro di squadra, dove fiducia, affidabilità e condivisione sono indispensabili, è estremamente importante soprattutto dove non ci sono risorse economiche, come nel nostro caso. Indispensabile l’idea e l’energia per realizzarla.

Dopo aver spaziato su diverse forme d’arte, quali sono i prossimi progetti? Proverai nuove forme d’espressione?
Attualmente sto ancora curando il film “Sotto lo stesso cielo”. Nonostante la distribuzione non ci abbia contattato, le proiezioni del film sono state molte ed è ancora richiesto. I licei, per esempio, sono sensibili al progetto in quanto gli studenti stranieri raggiungono una percentuale significativa. È molto difficile, per me, creare un nuovo progetto prima di aver esaurito completamente la cura di quello concluso. In ogni caso ti anticipo una sorpresa. Ho in mente una storia molto intrigante, (di cui per altro sto scrivendo il libro contemporaneamente a una visione cinematografica) per ragazzi medie e superiori, ambientata nella Torino magica. Mi piacerebbe trovare qualche sponsor per sostenere il lavoro con attrezzature adeguate.
Per quanto riguarda nuove forme d’arte, già da un po’ di tempo inseguo l’ambizione di realizzare un’operetta. La storia è già pronta, devo trovare il tempo e attori disponibili perché purtroppo non ho fondi per pagare. Ho anche nel cassetto un soggetto di teatro per adulti che, pur essendo comico, analizza il percorso di vita di tre coppie di amici sottoponendo, tra ironia e comicità, alcune riflessioni. Ho riso molto mentre lo scrivevo! Dico sempre agli amici artisti che condividono con me i lavori: “Se andrà bene, andrà bene per tutti” Purtroppo non sempre la qualità è ripagata.

La rete permette a chiunque di proporsi superando “il non ascolto e gli infiniti rifiuti che l’artista riceve”
Hai scelto, con il cinema in particolare, un mezzo d’espressione, il video, che su Internet è tra i più fruiti. Come pensi che il web possa far emergere il valore di un artista senza farlo disperdere nella massa? Credi che le nuove tecnologie possano essere un supporto utile all’affermazione della qualità di un prodotto d’arte?
Certamente il web è una grande vetrina attraverso la quale può essere diffusa e valorizzata la qualità del proprio lavoro. La qualità conduce sempre a un riscontro di interesse e partecipazione. Il web introduce ai siti che permettono di approfondire e scegliere fra le innumerevoli proposte. Tuttavia l’impatto tecnologico non è cosa da poco. Essere capace di scegliere non dipende solo da una presa di coscienza ma anche dalla dimestichezza tecnologica. Spesso l’artista ricorre al web autopromuovendosi, rischiando di disperdersi nella massa, perché non riceve attenzione dai canali di distribuzione. Pur non avendo molta esperienza di Internet, ho simpatia per la rete che permette a chiunque di proporsi superando “il non ascolto e gli infiniti rifiuti che l’artista riceve”. Immagina un passa parola che dica più o meno così: “finalmente un sito dove si trova la qualità, una selezione fatta sul buon prodotto, dove la certezza di non restare deluso è affidata a persone responsabili” Immagina anche che il sito riservi uno spazio agli artisti emergenti, valutati con la medesima attenzione, privilegiando il buon prodotto da divulgare piuttosto che la New commerciale. Insomma in due parole vorrei concludere che in rete passa di tutto quindi la qualità attrae, rassicura, è vincente.