Elettra, Calliope o semplicemente Andrea?

È cantautrice polistrumentista, con 6 album alle spalle, eclettica e impegnata nel sociale.

Nel suo percorso artistico molte sono le sue collaborazioni con nomi conosciuti: Eugenio Finardi, Ron, Enrico Ruggeri, Mango, Roberto Vecchioni e numerose le volte nelle quali ha diretto l’orchestra del Teatro Ariston.

È Andrea Mirò. Ha condiviso il progetto benefico “Amiche per l’Abruzzo” e quello multimediale “Anatomia Femminile”, partecipando sempre a concerti dagli accenti forti, di grande tensione, che le hanno portato più volte il premio della critica musicale: dal Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber al Premio Sergio Endrigo, dal Blue Note di Milano al Qube di Roma. Dopo l’esperienza vissuta, con il teatro, ne “La Belle Equipe”, viaggio nella canzone d’autore francese, Andrea Mirò torna al suo pubblico con un nuovo album fatto di due anime. Un album fra il rock elettronico e il live melodico.

Andrea MiròConcerti dagli accenti forti.
Alta tensione musicale.
Live intimi. Una voce che si fa strumento.
E le tematiche affrontate sono accese e sempre attuali.
Dopo aver incontrato il teatro nel progetto “La Belle Equipe”, viaggio nella canzone d’autore francese, per la regia di Vito Molinari, ritorna sulla scena della musica con un nuovo album dalla doppia anima. 
Dodici tracce, tra il rock elettronico e il live melodico.

Elettra e Calliope, il nuovo album
La scelta di fare riferimento a due figure della mitologia greca per tracciare i contorni delle due anime della psiche femminile. Una dualità che ha influenzato la tua vita e la tua produzione artistica? Se sì, in che modo?
L’anima diretta e istintiva prende forza dai miei studi classici dove l’azione centrale è il suonare. Inoltre l’istinto del cantare, accompagnandomi, è uno dei ricordi più importanti nella mia crescita, semplicemente per me è stato da subito un dato di fatto, spesso il mio modo migliore di rapportarmi agli altri. L’altra anima, quella più codificata e complessa, è frutto della voglia fortissima del mettermi alla prova, ogni volta, con l’evocazione in musica e testo di ciò che mi preme raccontare, a mo’ di film. La dualità fa parte della mia cifra stilistica da sempre, perché asseconda bene il mio carattere e i miei gusti più che vari in materia artistica.

Andrea MiròNei suoi testi affronta tematiche forti, spogliando il messaggio di ogni possibile filtro edulcorante
A volte con ironia caustica. A volte con immagini che evochino “rumore”. Ti senti un po’ “fustigatrice di costumi”?
In realtà non vorrei esserlo, non dispenso consigli o roba del genere. Molto semplicemente mi piace creare scompiglio là dove troppe volte vedo piatte ripetizioni di immagini e omologazione selvaggia. Allora dico la mia e va a finire che ogni tanto io passi per fustigatrice di costumi, ma è totalmente involontario!

È ancora possibile stimolare l’analisi critica, in un periodo di depressione culturale ed economico-sociale come quello che stiamo vivendo?
È possibile, perché è vero anche che esiste un buon numero di persone che non amano piegarsi al vuoto appiattimento dell’attuale momento storico, e questo è già di per sé un grande stimolo. Credo che l’artista non debba mai perdere la rotta, mai smettere di sforzarsi verso qualcosa di migliore e mai smettere di ricercare.

Hai mai pensato di scrivere un libro? Se sì, in quale direzione letteraria?
Bé, oggi tutti scrivono libri, con o senza argomenti! Non so, forse più avanti, quando avrò più tempo libero dal resto… le uniche volte che ci ho pensato avrei voluto scrivere qualcosa per bambini, per poterlo illustrare. Si vedrà.
Che rapporto hai con il web? Credi possa essere un valido mezzo di promozione e di diffusione? Quanto ha “coinvolto” la musica in questi ultimi anni?
La rete è stata da subito un grande mezzo di diffusione per la musica, anche se la discografia se n’è accorta troppo in ritardo, ancorata com’era ai suoi vecchi parametri. Ed è per questo che non ci sono leggi efficaci o regole che facciano in modo che gli artisti vengano tutelati. In Italia, poi, è mera utopia pensare che si comprenda quanto indotto si sia perso e si perda ogni giorno senza controllo, e quanto la musica – ma vale per tutta l’espressione artistica in generale – sia un lavoro specializzato e professionalmente serio per un numero alto di persone (qualcuna delle quali ha già cambiato lavoro proprio per problemi economici!). Per me il web è cosa dell’ultim’ora, sono cioè nel momento di passaggio tra l’analogico del lavoro manuale e la velocità e l’abilità del mondo digitale, così volatile e impalpabile, ma questo per ovvi motivi generazionali, che in linea di massima è un po’ la posizione di tutti gli artisti over 35, chi più chi meno. C’è amore e simpatico odio per il mezzo, è questo un momento di transizione.

E quanto, invece, la musica non si è lasciata coinvolgere?
Essendo un periodo di transizione, la meta resta ancora fumosa e tutto cambia troppo in fretta per prendere coscienza e usufruirne per più validi risultati. Diciamo che si va a tentativi e ogni tanto, qua e là, tra una moda e l’altra, qualcuno azzecca la strategia! E tutti giù, a copiarlo!

Che cosa ne pensi dei social network? I pro e i contro di una realtà che ormai tesse le fila dei nostri rapporti relazionali.
Questo, per me, è un domandone! Penso che facciano parte del divenire quotidiano e che siano anche un po’ una catena per chi, generalmente, è perso nell’atto meramente compositivo… Però: dove risiedono oggi l’abilità e il talento di un artista? Non sono forse anche nella capacità di comunicazione attraverso i nuovi canali a disposizione, di cui tutti fanno ormai largo uso? Credo che questo sia ormai il cardine su cui ruotano più argomenti: là dove ormai tutto è in mutazione, la mutazione sta anche nelle qualità di un artista che si propone… ma non per tutti è per ora così facile.