ragazzo non lo è più.
Stiamo parlando di Silvana De Mari, autrice della saga definita degli ultimi, che ha inizio con “L’ultimo elfo” e prosegue poi con “L’ultimo orco”, “Gli ultimi incantesimi” pubblicati da Salani Editore, e “L’ultima profezia del mondo degli uomini”, fa un balzo indietro con il prequel “Io mi chiamo Yorsh” pubblicati da Fanucci Editore, e si conclude con “L’ultima profezia del mondo degli uomini – L’epilogo”, recentemente pubblicato sempre da Fanucci Editore.
Il fantasy per parlare di tematiche complesse e scomode
In questi testi l’autrice, grazie alla sua profonda sensibilità, alla capacità di ascolto e osservazione e facendo tesoro del suo percorso formativo, riesce a trattare tematiche complesse e scomode, avvalendosi di ambientazioni, linguaggio e personaggi tipici della letteratura fantasy. Elfi, nani, orchi, draghi e umani diventano uno strumento tanto magico quanto efficace per parlare delle principali paure dell’uomo, la morte e il dolore, per sottolineare l’importanza di valori come la lealtà, il coraggio e la cavalleria nella lotta costante tra bene e male, e per ricostruire quelle dinamiche malvagie e criminali che, ieri come oggi, stanno alla radice di guerre, genocidi, razzie, libertà negate e censure di ogni sorta.
Il ruolo centrale di donne e bambini
Un ruolo rilevante è riservato a donne e bambini, sottolineando l’oggettiva correlazione che esiste tra il vissuto delle une e il destino degli altri. Si parla di madri miserabili e schiave che, private dell’amore dei loro uomini o di qualsiasi prospettiva futura diversa dalla sottomissione, non hanno potuto generare altro che figli dall’animo gonfio d’odio e risentimento verso il prossimo; non mancano però donne risolute e caparbie, forze della natura disposte a battersi con ogni mezzo per la difesa della propria dignità, mamme di potenziali operatori di pace di cui il mondo, fantastico o reale che sia, ha sempre gran sete.
La sensibilizzazione in merito alla tutela dei diritti umani è una tematica molto cara a Silvana De Mari.
Nei suoi scritti infatti, non mancano riferimenti all’infibulazione e a tutta una serie di discriminazioni riservate a donne e bambini, in particolar modo nei paesi in cui la sharia, la legge islamica che si fonda sulla traduzione del Corano, è considerata l’unica via da seguire, in quanto indiscutibile volontà di Dio.
L’Europa, in nome del multiculturalismo politically correct, sta allargando le maglie a riguardo, accettando, come è già accaduto in Inghilterra, l’applicazione del diritto islamico per i cittadini musulmani residenti in alcune nazioni del vecchio continente. Attraverso la sua scrittura, uno dei suoi blog e in ogni occasione d’incontro con il pubblico, la scrittrice ci porta a riflettere sul significato che determinate prese di posizione potrebbero avere sul futuro della nostra società. Lungi dall’essere razzisti, siamo però tenuti a chiederci se è ammissibile che, in Europa, una bambina possa essere promessa sposa in età scolare, che una donna non sia libera di scegliere di chi innamorarsi e con chi condividere il proprio progetto di vita, ma sia piuttosto costretta a coprirsi, a nascondersi da chi ha la possibilità di condannarla alla lapidazione.
La diversità come forza
Nel pot-pourri di umanità che popola questa saga, c’è anche spazio per un altro aspetto che caratterizza ogni società: la diversità. Spettro che da sempre spaventa e destabilizza, origine di sentimenti contrapposti come la repulsione e la compassione, fonte delle più radicate forme di pregiudizio, la diversità può anche arricchire, diventando la forza del gruppo. Se è vero che l’odio è contagioso e si moltiplica, anche il coraggio non è da meno, e non conosce differenze. Gli elfi, i nani e gli umani di cui sopra, pur con qualche difficoltà di percorso, mettono insieme le loro risorse, tutte, per combattere contro chi vuole privarli delle loro terre e distruggere le vite innocenti dei loro figli. L’unione fa la forza, lo dice anche il proverbio, e non c’è forza più potente del senso di appartenenza e di fierezza che unisce un gruppo di entità, umane o elfiche che siano, che perseguono lo stesso obiettivo.
Il fantasy, ci dice Silvana De Mari, permette di ritrovare anche questi sentimenti, insieme alla fiducia nella “cavalleria che arriva sempre prima del massacro”.
La produzione letteraria di questa scrittrice comprende anche racconti come “L’ultima stella a destra della luna” e “La bestia e la bella” di Salani Editore, “Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo” (Edizioni Lindau), il romanzo “Il gatto dagli occhi d’oro” (Fanucci Editore), e i saggi “Il drago come realtà” (Salani Editore) e “La realtà dell’orco” (Edizioni Lindau).
La recensione dell’intera bibliografia dell’autrice la lasciamo ai critici competenti. Questo articolo ha lo scopo di avvicinare i lettori a una fetta di letteratura che, oltre a permettere di coltivare il sacrosanto piacere di leggere, offre l’opportunità di soffermarsi su alcuni temi che ritroviamo sulle pagine di attualità dei nostri quotidiani; per quanto delicati e ostici siano, si tratta pur sempre dei tasselli che costituiscono il nostro presente, e che integreranno i testi di storia su cui si formeranno le future generazioni.