A Sant’Antioco, isola a sud ovest della Sardegna, famosa per lo straordinario patrimonio naturale e la ricca storia archeologica, vive l’ultimo Maestro al mondo dell’antichissima e misteriosa arte del Bisso.
Maestro di Bisso, Maestro di Vita
La parola Maestro viene usata spesso e volentieri per definire una persona competente ed esperta in una forma d’arte o d’artigianato, distinzione sottile che nel caso della figura di un vero Maestro è superflua. Nella loro opera arte e artigianato s’incontrano, si confrontano e infine si mescolano in un processo creativo che trascende le dispute terminologiche. Ma come riconoscere un vero Maestro da coloro che si fregiano di tale termine al fine soltanto di attribuire autorevolezza al proprio operato e mistero alle proprie procedure, quando spesso il segreto cela soltanto una conoscenza superficiale dell’arte praticata?
Non è così difficile come sembrerebbe, perché il vero Maestro apre le porte della sua conoscenza e ha come scopo la diffusione del proprio sapere. Non mancano tuttavia l’aspetto rituale e la componente di segretezza che da sempre caratterizzano questa figura, però la trasmissione di questi saperi è fortemente codificata ed è contraddistinta da un tale spessore culturale che ne fa effettivamente una cultura di pochi aperta però a tutti coloro che possano sentirsi pronti a consacrare la propria esistenza alla loro arte.
Offrire la propria vita per tramandare un patrimonio di conoscenza all’umanità
Prima di conoscere Chiara Vigo non concepivo la possibilità che un Maestro potesse offrire la propria vita allo scopo di tramandare una conoscenza patrimonio dell’umanità. In questo mondo in cui il denaro è l’unico mezzo di comunicazione in grado di abbattere le barriere culturali, pensare che una persona possa lavorare solo per la sua arte al servizio del mondo, sembra un concetto al di fuori delle dinamiche dell’attuale società.
Invece, entrando nel Museo del Bisso, il tempo si ferma, le urgenze si mettono in attesa fuori dalla porta e ci si siede di fronte a Chiara che fila una sottilissima fibra di bisso e inizia a parlare. Si entra così nel suo mondo di tessitrice di anime e d’incontri. Sono seduta col mio bambino a fianco di altre persone sconosciute, ma i nostri occhi s’incontrano e la diffidenza si scioglie, come i nodi del filo che si assottiglia e tiene saldo il nostro sguardo sulle sue mani operose, mentre Chiara, in un’ancestrale forma di comunicazione tesse uno scampolo indimenticabile della nostra vita. Non si può infatti dimenticare questa esperienza, perché tra le mura del suo Museo si riscopre il vero significato della condivisione al di là delle barriere culturali, linguistiche, religiose. Chiara ha scelto di consacrare la sua vita a un’arte che è antica di millenni e non esegue lavori su commissione perché la sua arte è al servizio dell’umanità e nessun compenso in denaro può permettere ad alcuno di acquistare la sua opera.
I suoi lavori sono donati da lei stessa a Musei, Città, Istituzioni, che attraverso la loro esposizione testimoniano l’esistenza di una cultura antica fatta di regole e norme non scritte di cui lei è l’ultima depositaria e che tramanda soltanto alla persona che deciderà di consacrare un giorno la sua vita a questo grande patrimonio dell’umanità.
Un Museo Vivo della tessitura
Chiara è una tessitrice e gli strumenti e le tecniche sono noti e codificati dalla notte dei tempi, pertanto a uno sguardo superficiale sembrerebbe riproporre una variante seppur nobile e aulica della tessitura tradizionale, tuttavia il Bisso rappresenta un mondo a sé, una filosofia di vita più che un’arte e lei lo illustra muovendosi nel suo Museo Vivo accogliendoci come se ci ospitasse nella sua casa e ora risponde alle nostre domande sulla tecnica di lavorazione, ora si fa fotografare senza alcuna affettazione o ritrosia, ora canta una ninna nanna al mio bambino mentre continua a filare e il fuso gira e gira ipnoticamente tra le sue mani.
Mi dimentico di essere andata a trovarla per scrivere un articolo su di lei, è come se non m’interessasse più parlarne, ma piuttosto portare i miei lettori direttamente da lei. La settimana successiva sono di nuovo da lei, con amici che voglio che la conoscano come l’ho conosciuta io, ma l’esperienza è ancora diversa. Con Chiara credo sia sempre diverso, lei si plasma sulla gente, entra in sintonia con loro pur mantenendo una personalità forte e indipendente: ci racconta della sua lotta affinché quest’arte venga riconosciuta al di là del concetto di artigianato, dell’attrazione turistica o delle dinamiche commerciali, ma come esempio di condivisione tra uomo, natura e sapere millenario.
Prima di tutto la salvaguardia del mollusco che produce il Bisso
Chiara tramanda l’antico sapere ma è anche consapevole che ogni Maestro può apportare le sue migliorie per garantire continuità alla propria opera. Ha infatti introdotto un nuovo modo di procurarsi la preziosa materia da tessere: prima di lei il mollusco dal quale si otteneva veniva pescato e quindi ucciso. Grazie a lei ora la fibra viene tagliata direttamente nelle profondità marine, lasciano il mollusco nel suo habitat, in grado di continuare la produzione della preziosa materia. Soltanto lei può immergersi e tagliare il Bisso e gradisce farlo accompagnata dalle guardie forestali, talora in compagnia della biologa marina Paola Turella, per testimoniare, anche attraverso gli occhi degli esperti, il suo rispetto e la sua cura nei confronti della fonte preziosissima del Bisso.
Consapevole diffusione della sua Arte
Chiara vive dunque nel presente e da esso attinge la sua linfa e le risorse per far sopravvivere la sua arte. Non stupiamoci quindi se si può trovare ogni informazione su di lei proprio su Internet, strumento che ancora molti temono per timore di diffondere senza controllo il loro sapere: sul sito che cura personalmente, con l’aiuto di amici, e su Facebook, dove si può contattare per condividere con lei pensieri e testimonianze. È proprio questo che ci si aspetta da un Maestro: una consapevole diffusione “senza controllo” affinché l’umanità conosca il suo passato, presente e futuro e possa trarne utile insegnamento di vita per sé e per i propri figli.
A testimonianza concreta del suo operato per una conoscenza capillare dell’arte del Bisso, nel mese di maggio 2012 è stato pubblicato e presentato al Salone del Libro di Torino l’e-book “Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo”, di Susanna Lavazza, edizioni Cartabianca.